Ex convento del Ritiro
Vi ho parlato della mia città, ora mi sembra giusto darvi qualche ragguaglio sulla dimora che attualmente mi ospita e sulle vicende che l’hanno caratterizzata, a mio modesto avviso molto interessanti. Faccio un passo indietro e cedo di buon grado la parola alla storia ufficiale, quella che trovate sui libri tanto per capirci.
Al civico 31 di via Mirabella sorge un edificio, splendido esempio del barocco siciliano, che nel terzo decennio del secolo XVIII ospitò un monastero femminile, di suore carmelitane. La strada è certamente una delle più antiche di Ortigia
È proprio accanto a questo palazzo, o meglio a quel che ne rimane dopo le profonde trasformazioni architettoniche dovute allo spaventoso terremoto che colpì Siracusa e la val di Noto nel 1693, che sorge l’edifico oggi conosciuto come ex Convento del Ritiro.
È a questo punto della narrazione che entra in scena la vera protagonista di questa storia: Carmela Montalto-Gargallo, figura femminile dall’incredibile carisma e determinazione.
Nata il 3 ottobre 1688 da Giuseppe Montalto e da Angelica Gargallo (due delle famiglie nobili più in vista della città) sin dalla sua adolescenza la giovane Carmela manifestò il suo proposito di abbracciare la vita religiosa, incontrando la ferma opposizione del padre, che provò in ogni modo a farla desistere da questo proposito. Tutto inutile la giovane Carmela alla fine ebbe la meglio e nel 1715 riuscì a coronare il suo desiderio di dedicare la sua vita al Signore entrando nell’ordine Carmelitano con il nome di suor Maria della SS Trinità. Negli anni che seguirono la fama di santità della religiosa aumentò a tal punto da suscitare non poca avversione. Il suo esempio e la sua dedizione provocarono maldicenze e diverse accuse di essere una visionaria e di allontanarsi dalla vera fede. Nulla da fare per i detrattori, perché grazie alla sua perseveranza e alla sua incrollabile fede, non solo riuscì ad avere la meglio su coloro che la avversavano ma riuscì a convincere il nuovo vescovo Tommaso Marino, che inizialmente l’aveva avversata.
Lo stesso Papa Benedetto XIII, avuto notizie della straordinaria fede della religiosa, acconsentì che la comunità da semplice Conservatorio femminile del Ritiro, fosse elevata a monastero con il nome di Santa Maria del Carmelo. Ma i problemi non erano finiti e sulla sua strada suor Carmela incontrò il suo più acerrimo nemico, il nuovo vescovo Matteo Trigona. Fu lui ad opporsi strenuamente al Breve papale usando ogni mezzo (lecito e illecito). Fu lui a raccogliere e perorare le accuse, presentate e sostenute da personaggi in vista di Siracusa tanto circostanziate e ben costruite che il Tribunale dell’inquisizione da Palermo inviò un suo incaricato, il domenicano padre Taglierini, il quale sottopose Carmela ad un lunghissimo e minuzioso interrogatorio.
Suor Carmela aveva vinto la sua battaglia personale. La sua semplicità e il carisma varcarono ben presto anche i confini dell’Isola, tanto che lo stesso pontefice Benedetto XIV le scrisse più di una volta.
È a questo punto che la storia cede il passo al mistero e alla leggenda e alle strane coincidenze, che per la Fondatrice di questa esposizione di Via Mirabella, non sono affatto vicende di poco conto. Eh sì miei cari amici, la storia s’infittisce e la donna che decide di istituire questo museo dedicato ai due geni stando alle ricerche fatte, avrebbe un’affinità incredibilmente vicina a quella della suora.
Maria Gabriella Capizzi la direttrice del Museo, nel 2014 accompagnata dall’Assessore alla Cultura, attuale Sindaco di Siracusa in visita allo spazio di via Mirabella, sceglie di destinare quel luogo mistico alla casa dei due geni. Spinta da strane sensazioni, così riferisce Maria Gabriella, inizia questa fitta trama, alla ricerca della vita e la storia di questa straordinaria suora. Da quel giorno la relazione di queste due donne s’intreccia inestricabilmente, rinunciando così ad un’esistenza tranquilla, in nome di un amore incondizionato per la verità e per questo luogo magico dove io vivo. Ancora oggi più di una persona giura di aver visto la suora aggirarsi nel monastero, taluni dicono di averla addirittura sentita parlare e profetizzare accadimenti futuri, come se dalla scomparsa dei suoi resti mortali non trovasse quella pace tanto agognata in vita. Ma qui conviene fermarsi e non addentrarsi troppo in una faccenda dai contorni ancora indefiniti. Così tra le mie macchine e quelle di Leonardo e le stanze del convento, c’è insomma a volte un gran traffico di anime irrisolte. Ci potete riconoscere perché mandiamo luce e vi benediciamo quotidianamente e delle volte, così dice la direttrice di questo Museo, un dolce e delicato profumo di rose, inebria le grandi sale del convento.